Lettera aperta ai segretari delle organizzazioni giovanili dell’area progressista europea.
Carissimi,
dobbiamo dircelo con chiarezza:
il momento è cruciale.
La risposta che
l’Unione Europea sarà, o non sarà in grado di dare all’emergenza coronavirus
sarà decisiva non solo per il suo futuro, ma per la sua stessa esistenza.
Questa crisi, la
peggiore che il mondo affronta dalla fine della Seconda guerra mondiale, sta
mettendo in evidenza tutti i limiti della attuale impalcatura europea e sta
facendo vacillare i valori e ideali che sono alla base della sua gli stessa costruzione.
La solidarietà in
ostaggio alle dogane assieme alle mascherine e ai ventilatori destinate a Paesi
Membri, la chiusura delle frontiere e la sospensione di Schengen, la lentezza
della Bce nel dare risposte all’altezza, l’ostinarsi nel cercare soluzioni
nazionali a un problema globale che non conosce confini e frontiere. Sono tutti
sintomi di una colpevole mancanza di coraggio, di funzione, di senso,
concretizzatasi nel pericoloso stallo della riunione dei Capi di Stato e di
Governo di giovedì.
L’Europa manca proprio
quando ce ne sarebbe più bisogno.
E’questo il momento del
colpo di reni, delle risposte e delle soluzioni coraggiose.
E’questo che come
generazione, come cittadini, come europei, oggi dobbiamo chiedere a chi riveste
i più alti ruoli di responsabilità delle nostre istituzioni. In gioco c’è la
sopravvivenza stessa del sogno europeo. Se non è questo il momento, quando mai
potrà esserlo?
C’è bisogno di una
strategia comune per impedire una crisi che non sarà solo crisi dei mercati
come in passato, ma una crisi dell’economia reale che investirà tutto il nostro
continente e coinvolgere milioni di persone. E’ evidente che un simile scenario
non potrà essere affrontato usando strumenti concepiti per un mondo passato.
E’ impensabile
continuare a ragionare di linee di credito rafforzate (ECCL) così come previsto
dal trattato del MES. Strumenti di questo tipo darebbero ossigeno alle nostre
economie oggi, per poi metterle in ginocchio domani, quando ci troveremmo a
fare i conti con l’inevitabile aumento di debito pubblico nazionale che ne
deriverebbe. A una situazione eccezionale devono corrispondere strumenti
eccezionali, e l’Europa non può tentennare.
L’emissione di debito
pubblico sovrannazionale, comunque lo si chiami, in grado di sostenere e
rilanciare l’intera economia continentale, sarebbe un primo segno tangibile che
la solidarietà su cui abbiamo piantato la bandiera europea non è solo una
chimera, e segnerebbe l’inizio di una politica comunitaria in materia di fisco
ed economia. Un primo passo, non sufficiente, non risolutivo, ma un primo passo
importante. Occorrere raccogliere risorse sul mercato, sulle stesse basi e a
beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento
stabile e a lungo termine delle politiche utili a proteggere il tessuto sociale
e produttivo colpito da questa crisi, colpo finale dopo decenni di austerità.
Serve un cambio di
passo, e serve subito o le conseguenze rischiano di essere irrimediabili.
Economicamente, socialmente, politicamente.
Dalle grandi crisi non
si esce mai con il mondo di prima. E’ questo il bivio a cui l’Europa è
costretta: o diventa unione politica sociale e solidale o non sarà.
Servirà ripensare
tanto. Dovremo chiudere la pagina degli gli egoismi nazionali. Archiviare
l’idea di un’unione fatta solo di vincoli e trattati e gettare, invece, basi per
un’unione democratica, capace di darsi regole comuni in politica estera, sul
lavoro, in materia monetaria e fiscale, in grado di costruire, oggi più che
mai, un welfare solidale e universalistico.
Abbiamo ancora tempo,
abbiamo ancora l’opportunità di non infrangere il sogno dei nostri Padri
Costituenti. L’Europa può ancora traghettare 27 Paesi e milioni di europei
fuori da questa tragedia e per questo rinascere su valori di democrazia,
fratellanza e giustizia sociale oppure può scegliere rimanere legata al peso
del suo immobilismo, e rischiare di affondare. Questa volta per sempre.
Carlo Rutigliano
Segretario Nazionale
Movimento Giovanile della Sinistra
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