Il ministro Manfredi ha dichiarato oggi a Repubblica che ci sarà un piano triennale di investimenti in Università e Ricerca, complessivamente del valore di un miliardo. Un primo passo, certo, ma si poteva fare molto di più!
Secondo l’intervista subito 650 milioni: 400 per rinnovare gli edifici, 50 per milleseicento assunzioni di nuovi ricercatori e altri 200 per gli enti di ricerca. Tutto questo in due mesi, dice.
Rassicura poi che nel corso dei tre anni si proverà a chiedere più del miliardo promesso, visto che solo questo anno la reale esigenza economica del solo sistema universitario ammontava ad un miliardo e mezzo.
Dispiace invece la timida difesa dell’impostazione della legge Gelmini, un provvedimento che, oltre ad aver smantellato l’Università italiana così come la conoscevamo, per 23 volte ripete nel testo di legge che le successive riforme, i singoli decreti e ogni altro provvedimento emanato in attuazione della stessa dovranno essere pensati “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”, di fatto da 10 anni il vero freno ai nuovi finanziamenti.
In questi giorni, il caso Coronavirus ci ha consegnato una verità che noi conosciamo da tempo ma che i nostri Governi sembrano aver ignorato: senza ricerca non c’è futuro, non c’è salute, non c’è benessere.
Fioramonti chiedeva 3 miliardi in un anno per formazione e ricerca, discutiamo solo di un terzo nel triplo del tempo: rischiano di essere ancora altre briciole.
Ci aspettiamo dal Ministro più fatti, più finanziamenti e più coraggio.
La legge Gelmini va archiviata, costruiamo una nuova stagione per l’Università e la Ricerca Italiana.